lunedì 6 ottobre 2014

A Silvia (parafrasi e commento )

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Parafrasi
Silvia, ti ricordi ancora quel periodo della tua vita terrena quando la bellezza risplendeva nei tuoi occhi sorridenti e sfuggenti e tu, felice e pensierosa, eri sul punto di superare la soglia della gioventù?
Risuonavano le stanze tranquille e le strade circostanti al tuo canto ininterrotto, quando tu, intenta alle attività tipicamente femminili, sedevi, molto felice di quel futuro indeterminato e desiderato che avevi in mente. Era il mese di maggio, pieno di profumi, e tu eri solita passare così le giornate.
Io, abbandonando di tanto in tanto gli studi piacevoli e le carte che mi affaticavano, nei quali si consumavano il tempo della mia giovinezza e la parte migliore di me, dai balconi della casa di mio padre porgevo le orecchie al suono della tua voce e a quello della tua mano veloce che con fatica tesseva la tela. Contemplavo il cielo sereno, le vie illuminate dal sole e i giardini e da una parte il mare da lontano, dall’altra la montagna. Le parole di un uomo non possono esprimere ciò che io provavo nel cuore.
Che pensieri stupendi, che speranze, che sentimenti, o mia Silvia! Come ci sembravano allora la vita umana e il destino! Quando mi ricordo di una speranza così grande, mi opprime un sentimento insopportabile e sconsolato, e mi torno a rattristare per la mia sfortuna. Natura, natura, perché non restituisci dopo quello che hai promesso prima? Perché inganni così tanto i tuoi figli?
Tu prima che l’inverno inaridisse le erbe, consumata e uccisa da una malattia interna, morivi, o mia tenera. E non vedevi la parte migliore dei tuoi anni; non ti addolciva il cuore la dolce lode o dei tuoi capelli neri, o degli sguardi innamorati e pudichi; né le compagne nei giorni festivi parlavano d’amore con te.Tra poco si estinguerà anche la mia dolce speranza: il destino negò la giovinezza anche alla mia vita. Ahimè, come sei svanita, cara compagna della mia giovinezza, mia compianta speranza!
È dunque questo quel mondo (così desiderato)? Sono questi i piaceri, i sentimenti, le attività, gli avvenimenti di cui parlammo tanto insieme? È questo il destino degli uomini? Al rivelarsi della verità, tu sei miseramente svanita: e indicavi con la mano la fredda morte e una tomba spoglia.




Commento 

La Canzone “A Silvia” fu composta da Leopardi durante il suo soggiorno pisano, nel 1928, periodo nel quale si concretizzava il più insanabile contrasto dell’esistenza leopardiana vista come sventura: quello tra la natura madre, che ispira nei cuori giovanili la speranza della realizzazione dei sogni che riguardano l’amore e un roseo futuro, e la realtà,prospettata dalla natura matrigna in modo spesso tragico con la morte.
Il poeta sirivolge a lei nella poesia ricordando il tempo felice della giovinezza in cui entrambi coltivavano speranze per il futuro, tradite poi dalla dura realtà della vita. Vi è infatti un parallelismo tra Silvia e Leopardi: come le speranze di Silvia per il futuro sono cadute a causa della morte prematura, così le speranze del poeta sono diventate delusioni. Quindi, il poeta si “scaglia” contro la natura accusandola di ingannare i suoi figli non mantenendo le promesse di felicità che fa crescere nel loro animo; è per questo che all’apparire dell’amara verità della vita, al cadere delle illusioni, secondo Leopardi, non ci restano allora che una tomba abbandonata e la morte che, inesorabilmente, pone fine ad ogni cosa. Perciò questa lirica, che si potrebbe scambiare per una dichiarazione d’amore, è in realtà un’amara riflessione sulla vita e sulla giovinezza. Silvia,quindi, è il simbolo della giovinezza perduta nella morte, della fine delle illusioni giovanili, dello spezzarsi definitivo di tutte quelle speranze che allietano la giovinezza e che purtroppo all’apparir del vero svaniscono miserabilmente.
Il poeta si rivolge a Silvia ricordandola in quel tempo della sua vita quando la sua bellezza splendeva nei suoi occhi ridenti e fuggitivi e lei, lieta e pensierosa, si apprestava al passaggio dall’adolescenza alla maturità. Inoltre il poeta ci racconta che le stanze tranquille della sua casa e le strade vicine risuonavano del suo continuo canto, quando era intenta ai lavori femminili e si sentiva felice pensando al bel futuro che aveva in mente.
Era il mese di Maggio profumato e Silvia trascorreva le sue giornate così.
Il poeta qualche volta lasciava gli studi piacevoli e faticosi su cui si consumava la sua adolescenza e la sua parte migliore e si affacciava dai balconi del palazzo paterno per ascoltare il canto di Silvia e il rumore del telaio mosso dalla mano agile della fanciulla. Racconta che contemplava il cielo sereno, i campi e le strade illuminate dal sole e da lontano il mare e dall’altra parte le colline.
E non vi sono parole adatte ad esprimere ciò che provava.
Leopardi andando indietro con la memoria ripensa ai progetti, alle speranze, ai sentimenti che coltivava in comune con Silvia e a come il futuro allora si presentava pieno di speranze. Quando ricorda queste speranze si sente opprimere da un sentimento crudele e inconsolabile e ricomincia a sentire tutto il dolore della sua vita. E rivolgendosi alla natura le chiede perché essa non mantenga le promesse che fa, non dando agli uomini ormai maturi ciò che promette quando sono ancora giovani. Perché inganna gli uomini?
Dopo lo sfogo contro la natura il poeta si rivolge a Silvia mettendo in parallelo la morte di Silvia e la caduta delle sue speranze.
Prima che giungesse l’inverno, Silvia veniva uccisa da una crudele malattia e moriva, e così non avrebbe conosciuto il suo futuro,non avrebbe provato la dolcezza di sentirsi ammirata e con le sue amiche non avrebbe mai parlato d’amore durante i giorni di festa.
Allo stesso modo anche la speranza del poeta morva poco tempo dopo: anche a lui il destino ha negato la giovinezza e la spensieratezza che si ha negli anni giovanili. E così il poeta si chiede il perché della morte di Silvia e della sua speranza, e se è giusto che i divertimenti, l’amore, le opere, gli eventi di cui avevano tanto discusso insieme e sognato debbano avere questa sorte.
All’apparire della verità crudele Silvia morì e con la mano indicava una tomba che l’aspettava priva di speranza.


tratto da Repubblica@Scuola



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